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Caro Diario...
La nave del governo è partita
di Emanuela Baio Dossi


Emanuela Baio Dossi

La nave del Parlamento e del governo è partita, è da poco uscita dal porto. Immaginiamo che questa legislatura rappresenti per gli italiani un viaggio; ora bisogna capire dove è diretta la nave. L'ammiraglio Silvio Berlusconi presentandosi con suadente pacatezza prima al Senato e poi alla Camera ha dato le sue istruzioni.
Facendo parte della truppa cerco di trasmettervi le impressioni che ho vissuto e le riflessioni che ho fatto, precisando che non solo rientro tra i nuovi dell'equipaggio (è la prima volta che salgo da protagonista sulla nave istituzionale), ma sono anche inserita nella ciurma delle opposizioni. Per una manciata di voti gli italiani, infatti, hanno scelto l'ammiraglio di Arcore.
Prima di entrare nel vivo del programma mi sembra giusto fare una considerazione. L'impressione che si aveva ascoltando dal vivo il discorso del presidente del Consiglio è la seguente: senza che nessuno l'abbia deciso e votato siamo passati da una repubblica parlamentare a una repubblica presidenziale, dalla Democrazia rappresentativa a un tentativo di far passare nel senso comune degli italiani il fatto che si inaugura una stagione di Democrazia plebiscitaria.
Il presidente Berlusconi ci ha fatto capire che il vero mandato l'ha ricevuto dagli elettori, quindi poco importava il voto di fiducia dei senatori e degli onorevoli. Così pure l'annoso problema del conflitto d'interessi prima o poi lo risolverà, non tanto perché è un problema importante visto che l'hanno risolto gli elettori votandolo, quanto per far tacere l'opposizione.
Queste istanze non sono sofismi di amanti dell'ingegneria istituzionale, ma sono problemi seri, fondamentali. Quando i padri della Costituzione hanno stabilito le regole della nostra repubblica, l'hanno fatto definendo poteri precisi al Parlamento (ruolo legislativo), al governo (ruolo esecutivo) e al Presidente della repubblica. La magistratura è separata e autonoma rispetto a questi poteri. In una repubblica parlamentare, con due Camere con gli stessi identici poteri, il controllo è assicurato.
In questi ultimi anni si è molto discusso di riforma della seconda parte della Costituzione, ridefinendo il bicameralismo perfetto e riscrivendo il ruolo e il potere del governo. Ma al di là delle parole e di autorevoli tesi, elaborate e discusse sia fuori, sia dentro il Parlamento, nessuno ha finora riscritto nulla. Che piaccia o no, la Costituzione è ancora quella entrata in vigore nel 1948 e il governo deve rispondere nel suo programma e nella sua attuazione alle due Camere. Se si vuole una repubblica presidenziale occorre dirlo con chiarezza e poi ridefinire i poteri del governo, quelli del Parlamento, di chi svolge la funzione di controllo e con quali strumenti democratici. Con la finzione del "facciamo come se" non si fanno le riforme istituzionali.
Che dire invece del programma di governo? Il medico Berlusconi ha scritto una ricetta con i nomi delle pastiglie da prendere, mancava però il foglio delle istruzioni. Berlusconi per questo ha rimandato al programma della campagna elettorale. La parte dominante del suo discorso è stata quella economica, dettata chiaramente da un altro presidente, quello di Confindustria, che parla anch'egli a nome di una parte di quella lobby. L'economia è certamente importante, ciò che è mancato totalmente nel discorso del presidente del Consiglio è un programma di inclusione sociale. Il metro di misura dello sviluppo economico annunciato da Berlusconi sarà esclusivamente il prodotto interno lordo, il potere economico e contrattuale degli individui.
Anche nel programma dell'Ulivo lo sviluppo economico è prioritario (si pensi per esempio agli ottimi risultati raggiunti per l'ingresso dell'Italia nell'Euro), ma questo deve essere sempre coniugato con la crescita dell'occupazione, con l'inclusione sociale, con la riduzione del conflitto sociale, con la diffusione del ben essere a partire dalle categorie più deboli.
L'interesse privato degli italiani non può e non deve essere disgiunto dai diritti sociali. In uno Stato occidentale come il nostro ciò significa garantire il pieno e responsabile diritto alla salute e all'istruzione per tutti, ma significa anche offrire opportunità a chi rischia di essere escluso, a chi lo è già, a chi temporaneamente vive una condizione di difficoltà, a chi difficilmente potrà raggiungere lo standard di produttività che il mercato impone.
A queste persone il programma di Berlusconi ha dedicato una "attenzione zero". La modernità e la novità di uno Stato che vuole mantenersi tra i grandi della terra stanno proprio nella capacità di far crescere insieme, ben essere economico e ben essere sociale. La vera libertà, tanto cara a parole al presidente del Consiglio, sta nella capacità di scoprire sempre più e sempre meglio i bisogni dei cittadini, individuando molteplici e valide risposte a molteplici domande. Ma questo complesso problema, con il quale si misura la capacità di governare le diversità dei diritti e dei bisogni espressi da un Paese moderno, nelle pillole del programma elettorale del Cavaliere non c'è.
La vera grande dimenticanza il presidente del Consiglio l'ha però riservata alle donne. Non ha detto una parola. Per il governo della sedicente "Casa delle libertà", non esiste una questione femminile, non esiste la necessità di conciliare la vita delle donne e quella degli uomini, sia dentro sia fuori la famiglia. Non a caso prima delle elezioni, in un incontro con le donne parlamentari, alle critiche per la scarsa presenza femminile nelle candidature del Polo, Berlusconi ha risposto candidamente che le donne, per i loro impegni famigliari. erano "meno disponibili" all'attività politica. Il problema per lui è tutto qui.
Accanto alla priorità economica, per il presidente del Consiglio, ci sono solo due altre priorità: le controriforme annunciate della Sanità e della Scuola; non è però stato precisato come. Vedremo. Questa settimana al Senato si votano i presidenti delle Commissioni. Dopo questo atto importante si potrà cominciare a capire meglio dove va la nave azzurra.
Nel ruolo dell'opposizione c'è anche quello di far sì che il libro di bordo non sia scritto solo da una parte a danno di un'altra.

Emanuela Baio Dossi
eletta al Senato per l'Ulivo nel Collegio di Monza e Brianza




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27 giugno 2001